I “Favolosi Anni ’60” sono favolosi anche per la continua ricerca di soluzioni ai problemi più impensati. Se ci si pensa nel decennio prima esplode il boom economico in Italia e la gente lascia la campagna per riversarsi nelle città, gli spazi si fanno sempre più ridotti, spariscono i campi come cantava Celentano e la “gazzetta” a strisce stava appesa al gancio da macellaio nei bagni comuni in cortile.

Così mi dicono… io appartengo alla generazione del “Dolce forno Halbert” e la “Barbie fior di pesco”.

Ma torniamo ai favolosi anni sessanta con un occhio alla produzione di materiali innovativi non tanto per la qualità, ma per l’uso che se ne fa.

 

Ad esempio? La carta. 

Nel 1966 la Scott Paper Company (…proprio quella della toilet paper) iniziò a produrre e vendere un modello di abito usa e getta interamente in carta e, considerando il costo davvero abbordabile di 1 dollaro, indossabile da chiunque.

Il successo del prodotto è abbastanza facile da immaginare, se il vestito è troppo lungo invece di andare dal sarto si prendono le forbici e si taglia da soli, se si sbaglia a tagliare o ci si stufa della fantasia si butta, non si deve stirare e con colori e colla si può modificare.

Scott paper dress

Così nel giro di 8 mesi la Scott Paper Company vendette la bellezza di mezzo milione di abiti anche perchè ebbe la geniale idea di associare ad ogni pezzo un buono omaggio per uno dei suoi tanti prodotti.

Le cose andarono ancora meglio per il business della carta quando, un anno dopo, la moda si spostò in Gran Bretagna con i Beatles e poi in Francia quando viene creato un tipo di bikini di carta che si disintegra a contatto con l’acqua.

paper bikini

A questo punto anche la Mars of Asheville e la Hallmark iniziano a produrre vestiti di carta che diventano l’accessorio fashion per eccellenza a tal punto da allettare anche il mondo dell’arte nella persona di Andy Warhol, che in piena estasi da esalazioni di zuppa Campbell, firma l’abito ispirato proprio all’omonima marca, che poi lo rivenderà come prodotto pubblicitario.

Souper Dress

I party dresses prodotti dalla Hallmark sono addirittura venduti in tinta con le tovaglie, tovaglioli, bicchieri e piattini tutti rigorosamente di carta colorata, fiorata e arzigogolata secondo le tendenze del momento.

Party paper dress

E adesso? Finiti gli anni Sessanta, che cosa ne facciamo della carta?

Di certo non la usiamo per vestirci, ma siamo sulla buona strada considerato che diversi artisti si cimentano nella produzione di abiti altamente scenografici. Magari la prossima voltane parliamo.

A proposito dell'autore

Valentina

Ciao sono Valentina art director, blogger e amante del tè. Mi piace scoprire cose nuove e amo la creatività sotto tutte le forme, cerco spunti creativi e risorse per il mio lavoro e sono convinta che anche tu sei così. Mi sbaglio?

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